La visione progettuale di questo hub nasce da un chiaro principio fondante: la profonda integrazione con il paesaggio. Non si tratta di imporre un oggetto architettonico al territorio, ma di ascoltarlo, interpretarlo e fare in modo che la natura diventi il vero generatore di forme. L’architettura qui diventa silenziosa, rinunciando a qualsiasi gesto iconico per lasciare spazio al linguaggio del suolo, della roccia, del vento. È la morfologia del terreno, con la sua matrice rocciosa rossastra, i suoi profondi crepacci e le sue fratture naturali, a dettare i percorsi, gli allineamenti, i volumi.
Il progetto si insinua tra le fessure esistenti, rispettandone l’orientamento e i vuoti, come un sistema che si nasconde nel territorio piuttosto che occuparlo. La natura non è lo sfondo ma il soggetto: le linee di tensione della roccia diventano linee guida per la distribuzione degli spazi, mentre le variazioni altimetriche generano percorsi, slarghi e pause.
L’intervento architettonico si articola in una serie di volumi minimi, disaggregati e orizzontali, con materiali che richiamano i colori locali e superfici trattate per dialogare con le condizioni atmosferiche. Un’architettura discreta, che si mimetizza e lascia parlare il paesaggio, offrendo un’esperienza non solo commerciale, ma anche percettiva ed emozionale. Un progetto, quindi, che non si sovrappone ma si intreccia con la natura, accettandone le regole e trasformandole in un’opportunità progettuale.